Dal 1700 a oggi

Ultimo aggiornamento: 14 marzo 2025, 16:37

Il lungo sonno della città fu interrotto dalla Rivoluzione Francese che sconvolse tutta l'Europa con la sua straordinaria ventata di novità. Le truppe giacobine giunsero a Forlì nel giugno del 1796, mentre Napoleone vi faceva il suo ingresso trionfale il 4 febbraio 1797.
L'ordinamento civile e amministrativo napoleonico, la stessa partecipazione di ufficiali e soldati romagnoli al suo esercito, gettarono semi che qua e là germinarono fra gli anni Venti e trenta dell'800, soprattutto nei moti del '21 (a Forlì ebbe particolare seguito il fenomeno della Carboneria), del '31 e del '48.

Generosa fu quindi l'adesione alle guerre risorgimentali per l'Unità d'Italia e agli appelli di Giuseppe Garibaldi. Un nome tra tutti: Achille Cantoni, giovane eroe caduto a Mentana nel 1867.
In questo periodo numerose furono le personalità forlivesi emergenti nella vita politica e non solo. Basti citare Piero Maroncelli, compagno di prigionia allo Spielberg di Silvio Pellico, Aurelio Saffi, triunviro della Repubblica Romana del '49, poi senatore del Regno, e, successivamente, Antonio Fratti, garibaldino a Mentana, deputato, caduto a Domokos nel 1897 nella guerra di indipendenza greca.

In epoca post-unitaria, nel contesto sociale di un territorio la cui economia era legata prevalentemente all'agricoltura e al rapporto di produzione mezzadrile, non meno generosa e carica di passione civile fu la partecipazione dei forlivesi alle lotte agrarie degli ultimi anni del XIX secolo e dell'inizio del XX.
Sarà proprio sulla questione delle modifiche dei patti agrari e della lotta alla disoccupazione bracciantile che si svilupperanno i grandi partiti popolari, repubblicano e socialista, e le organizzazioni cattoliche di impronta sociale e modernista, da cui deriveranno le prime società di mutuo soccorso, le leghe sindacali e le prime Camere del Lavoro.
Notevole l'intervento dei Forlivesi, con centinaia di volontari, alla prima Guerra Mondiale: per l'onore di tutti costoro, la Medaglia d'Oro Fulcieri Paolucci De' Calboli.

Di grande rilievo per la politica locale è - nella seconda decade del sec. XX - l'attiva presenza in Forlì di Benito Mussolini, prima di spiccare quel volo che doveva portarlo al vertice della dittatura sotto il cui giogo l'Italia stette per oltre un ventennio.
Dopo quattro anni di conflitto mondiale, la città venne liberata dal nazifascismo il 9 novembre 1944, grazie allo sforzo congiunto delle Armate Alleate e dei combattenti della Resistenza forlivese: 8^ Brigata Garibaldi, Gruppo Mazzini, Battaglione Corbari, gruppi e squadre d'Azione patriottica, che rappresentavano tutte le correnti politiche democratiche e antifasciste che si raccoglievano nel CLN.


Passata la ventata distruttiva della seconda guerra, che lasciò dietro di sé tante vittime e cumuli di macerie là dove sorgevano alcuni dei tesori monumentali più cari alla storia forlivese (tra gli altri, la Torre civica, il Teatro comunale, la Chiesa di San Biagio con gli affreschi di Melozzo degli Ambrogi), Forlì conobbe la pace, la democrazia e una pronta ripresa.

Oggi conta oltre 118.000 abitanti, e si mostra una realtà viva dal punto di vista economico e sociale, una città ricca di cultura, dotata di un singolare patrimonio di imprenditorialità diffusa e di associazionismo cooperativo, forte della qualità dei suoi servizi, delle sue articolazioni civili e delle sue amministrazioni pubbliche. 


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