Le origini

Ultimo aggiornamento: 14 marzo 2025, 16:39

Prima di tutto il nome: Forlì. Fin troppo trasparente l'origine classica del toponimo, Foro di Livio; molto meno chiara invece la data di nascita di questo mitico fondatore.

I pareri degli studiosi sono discordi: c'è chi ritiene che il primo nucleo del Foro possa essere stato costituito verso l'inizio del II secolo a.C. (188, per la precisione) e c'è chi, invece, ringiovanisce la nostra città di circa 150 anni, spostandone la fondazione ai tempi di Cesare; sicuramente da respingere è la paternità di Marco Livio Salinatore, il Console che sconfisse il fratello di Annibale, Asdrubale, al Metauro (207 a.C.). 

Forse nel figlio di Marco, Caio (ugualmente Livio Salinatore), è da ricercarsi il padre e padrino della nostra città, venti anni più tardi. Ma si tratta di supposizioni, documentazioni attendibili: nessuna.

Altra questione controversa è quella del nome alternativo: "Figline". Il primo a suscitarla è stato il grande Giambattista Morgagni, medico insigne, che non disdegnava di cimentarsi in ricerche storiche e che in un'opera intitolata "Epistole Emiliane" toccò argomenti archeologici, letterari, filologici, con una competenza ed un acume che ancora oggi ci riempiono di ammirazione.

Aveva, il Morgagni, consultato il "Libro Biscia" (un codice membranaceo nel quale sono raccolti vari contratti -soprattutto enfiteusi - statuiti tra l'abate di San Mercuriale e le controparti. I negozi giuridici elencati vanno dall'894 fino al 1398 e sono preziosissimi in quanto forniscono notizie e spunti di storia locale) ed era rimasto colpito da una formula che torna sovente nelle stesure dei primi documenti del manoscritto "in hac civitate Liviensi que vocatur Figline" (1092, notaio: Pietrus Tabelio) oppure "in civitate Flicline que vocatur Liviensis (1114, notaio: Andrea Liviense).
In effetti il nome Figline, comune anche ad altre località italiane, altro non faceva che sottolineare, per antonomasia, come nella zona l'arte del vasaio (lat.: "figulus") fosse particolarmente praticata: non mancavano all'interno terreni argillosi, acqua e legname per alimentare le fornaci, delle quali sono state rinvenute tracce in diversi punti dell'abitato forlivese (all'epoca romana, estrema periferia o addirittura campagna).
Si tratta però di testimonianze rare e isolate, tanto è vero che, dopo il 1116, di Figline non si trova più alcuna menzione. Ma i vari discorsi e diatribe sull'anno ufficiale di nascita di Forlì non possono andare comunque disgiunti dalla constatazione che il territorio fosse già stabilmente abitato, oltre che da popolazioni autoctone, anche da invasori di origine celtica, i Galli, che vi si erano impiantati saldamente, fondendosi con i locali, fin dal V secolo a.C.

Le condizioni di tutta la Romagna mutarono radicalmente con la progettazione e costruzione della Via Emilia, nella stessa epoca in cui, dopo la conquista romana, sui probabili resti di villaggi gallici, fu fondato il Foro di Livio. Forlì godette, per secoli, di una relativa tranquillità e di nessuna fama. Dovette essere, per oltre mezzo millennio, solo un centro di raccolta e di smistamento della produzione agricola.
Chiusa fra i due fiumi, il Rabbi e il Montone, sorgeva come su un isolotto, con l'unico problema di sopravvivere alle piene, finché, intorno al 1050, tutto il sistema idrico fu regolamentato e le acque convogliate fuori dal centro abitato. 


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