Dal 1300 al 1700

Ultimo aggiornamento: 14 marzo 2025, 16:38

Dopo l'abbandono della città da parte di Guido da Montefeltro seguono alterne vicende, per le quali, cacciato il Legato Pontificio e risolta con scaramucce interne la questione della supremazia, salgono al potere gli Ordelaffi che terranno la città per quasi due secoli. Fra i più notevoli esponenti di questa famiglia, che taluno vuole di origine germanica, altri veneta, citiamo Scarpetta III, che offrì rifugio a Dante quando il poeta riparò a Forlì per qualche tempo (1303) e Francesco il Grande che lottò contro Egidio Albornoz, il Cardinale inviato a capo di un potentissimo esercito per sottoporre la Romagna al Papato per l'ennesima volta.


L'Ordelaffi fu sconfitto (4 luglio 1359), ma gli annali ci hanno tramandato il ricordo del suo valore e di quello della sua intrepida sposa (Marzia degli Ubaldini) alla quale aveva affidato la difesa di Cesena. Il più famoso di tutti fu però Pino III, che tenne saldamente la Signoria di Forlì dal 1466 al 1480. Nel bene e nel male, Pino fu un uomo del suo tempo: magnificenza e bassezza, crudeltà e magnanimità contraddistinsero il suo regno. Sotto Pino III la città si abbellì di edifici e monumenti, si fortificò con il completamento delle mura perimetrali e di radicali lavori alla Rocca di Ravaldino, le arti prosperarono e i forlivesi, come sudditi, -vissero un periodo di "pace illuminata".


Scomparso Pino, appena quarantaquattrenne (non senza qualche sospetto di avvelenamento) la situazione a Forlì precipitò: nel giro di pochi mesi la Signoria, passata attraverso un vorticoso girotondo nelle mani di vari Ordelaffi, venne reclamata dal Papa Sisto IV per un suo congiunto, che oltre alla parentela col Pontefice non possedeva purtroppo alcuna altra qualità di rilievo. O meglio, senza alcun suo merito, questo Gerolamo Riario aveva quella di essere il marito di Caterina Sforza, al cui nome sono legati gli ultimi sussulti di originalità storica della città di Forlì.
Tre mariti: Girolamo Riario, Jacopo Feo (sposato in segreto), Giovanni De' Medici; madre di una decina di figli, Caterina fu la padrona indiscussa di Forlì, degna in tutto di succedere a Pino Ordelaffi. Anche il regno di costei ebbe tuttavia modesta durata, brutalmente travolto nel grande disegno egemonico di Cesare Borgia, come le tante altre piccole Signorie feudali e le cittadine minori dello Stato della Chiesa (gennaio 1500).


Tramontata improvvisamente la stella del Borgia e dopo un effimero ritorno degli Ordelaffi (1503-1504) Forlì fu incorporata nello Stato Pontificio su deciso volere di Giulio II della Rovere, e così terminò di fatto ogni sua autonomia. Seguono tre secoli di silenzio, interrotto all'inizio da lotte fratricide (Morattini contro Numai) fino alla creazione della Magistratura dei Novanta Pacifici, con il compito di vegliare sulla sicurezza pubblica. Anche se la storia forlivese, a questo punto, si tramuta in cronaca, non deve passare sotto silenzio la comparsa di un genio come Gian Battista Morgagni (1682-1771), l'intensa attività pittorica di Carlo Cignani e della sua scuola (prima metà del secolo XVIII), il restauro o la ristrutturazione, oltre che la costruzione, di vari palazzi e chiese ad opera di Giuseppe Merenda (1687-1767), architetto meritevole di citazione oltre i ristretti confini cittadini. 
 
 
Dall'anno 1700 a oggi


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